Environmental Injustice and Resistance – Paola Manduca in London

A main effect of war, occupation and neo-colonial policies is the ecological crisis. This is a reality from Palestine, Morocco to Iraq, and it is already undermining the socioeconomic and basis of life in the region. Its effects are seen in disruptive climate change, polluting extractive industries, exhaustion of natural resources, water scarcity and wars leaving behind metals delivered by modern ammunition, D.U and white phosphorus as in Iraq and Gaza. It is this tragic state of affairs that creates “sacrifice zones”, where socio-environmental conflicts over land, resources and livelihoods take centre stage. People across the region are demanding jobs, sovereignty, a safeenvironment and accountability for those who abuse their power as well as building alternatives.

Tuesday, 9th April 2019 18:30-21:00
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Environmental injustice and resistance: the leaflet

 

Newweapons-onlus is a member of the World Birth Defects Movement – www.worldbirthdefectsday.org/activities

 

Cena solidale

La salute dei neonati a Gaza come è cambiata dal 2011 e quali sono i fattori delle guerre e dell’assedio ad avere prodotto questi cambiamenti negativi: Nwrg onlus continua a lavorare su questi temi e spera nel vostro sostegno per continuare il lavoro.

Paola Manduca presenterà la attività portata avanti nella maternità dell’ospedale al Shifa dal 2011 ad oggi.

 

Cena solidale
Circolo Bianchini – Piazza Romagnosi 3 – Genova
venerdi 29 marzo 2019 – ore 19.30

Progetti 2019

Continuiamo a sviluppare dal 2011, con continuità di metodologie, la sorveglianza della salute alla nascita nell’ospedale Shifa di Gaza, in parallelo con l’indagine sulla contaminazione delle madri da metalli pesanti.

Il nostro progetto principale è di estendere la sorveglianza attraverso il registro delle nascite a tutte e quattro le maternità principali di Gaza per coprire il 60-70% di tutte le nascite nella Striscia di Gaza nel 2019.

Per questo progetto, che coinvolge 38 collaboratori medici ed ostetriche, stiamo raccogliendo fondi. Per ciascun ospedale la spesa è di 13.000 euro e la durata 4 mesi. Si può attivare il lavoro anche gradualmente, un ospedale alla volta.

Altri progetti per cui cerchiamo sostegno immediato

Data la situazione molto fragile della sanità a Gaza anche questi piccoli progetti sono molto importanti.

Training di medici in Italia

Sarebbe necessario un training di aggiornamento di tre mesi all’estero per un medico, con priorità nei campi della Genetica medica, nefrologia o clinica pediatrica. Noi abbiamo possibilità di tutorare e inserire un giovane medico in un laboratorio o ospedale a Genova, o a Firenze o a Napoli e speriamo di partire presto con un primo borsista. La persona sarà scelta dai direttori medici di Pediatria e dal direttore del dipartimento risorse umane del Ministero della Salute di Gaza e tornerà a lavorare nel suo ospedale una volta fatto il training. Nelle precedenti esperienze di training in Italia da noi sostenute nel 2013, e bloccate per la impossibilità di ottenere permessi di viaggio sino ad ora, i medici che ne hanno fruito sono ora responsabili rispettivamente del reparto di cura intensiva neonatale nello Shifa e del reparto di cardiologia Pediatrica al Nasser pediatrico. Il fatto è che non potendo studiare fuori per anni la qualificazione di questi giovani medici è di capitale importanza per migliorare la salute pubblica infantile.

Incluso il viaggio, il costo totale sarà tra 4000 e 5400 euro, a seconda della sistemazione abitativa che identificheremo. Per la preparazione dei documenti sono richiesti 3-4 mesi ed il training potrebbe idealmente iniziare subito dopo le vacanze estive.

-Finanziamento di una borsa di lavoro e formazione per un’ostetrica in Gaza. L’ammontare mensile che serve a coprire l’assegno è di 350$, quindi per un anno 4.200$ (circa 3.800 euro). La persona lavorerà come unità addizionale del reparto e sarà integrata nel training pratico.

La selezione della borsista sarà fatta in accordo con il direttore della Maternità o della scuola di ostetricia e la persona potrebbe iniziare a lavorare appena i fondi sono disponibili.

La persona che riceverà la borsa firmerà un contratto e mensilmente riceverà, e firmerà di aver ricevuto, il salario di formazione.

L’uso delle vostre donazioni sarà in accordo alle fattibilità immediate. Per primo copriremo il training, poi la borsa di formazione, e per il resto accumuleremo per far partire i progetti negli ospedali.

Se ci mandate una mail (wexgaza@gmail.com) vi faremo sapere come abbiamo usato i fondi ogni 6 mesi.

NWRG- onlus vi chiede di sostenere il suo lavoro di solidarietà a Gaza per la salute delle donne e bambini e in collaborazione professionale con i medici e infermieri.

per donazioni libere NWRG-newweapons research groups- onlus  

IBAN IT59Y0501801400000011670924   BIC CCRTIT2T84A

Destina il 5 x mille a  NWRG-onlus (newweapons research group, Genova, riportando il nostro codice fiscale : 95170020101

L’attività di NWRG-Onlus

Missione e azioni di NWRG-Onlus, in pillole

Il nostro gruppo, NewWeapons Research Group (NWRG), è stato fondato nel 2006 per studiare scientificamente l’impatto della guerra e dei residui bellici sulla salute delle persone che sono state prese di mira con la nuova generazione di armi (per la maggior parte prodotte negli Stati Uniti e in Israele) che vengono utilizzate dall’inizio del 21 secolo.

Il nucleo del gruppo è composto da scienziati e lavora sempre in stretta collaborazione con professionisti delle comunità mediche e scientifiche locali ed internazionali.

Abbiamo iniziato il nostro lavoro affermando che ci collochiamo dall’altra parte delle armi, quella del bersaglio, e lavoriamo per identificare e rimediare ai danni inflitti alle persone.

La nostra politica è di pubblicare i risultati del nostro lavoro di ricerca su riviste scientifiche internazionali con referee. Questi sono quindi disponibili per qualsiasi uso / reclamo appropriato.

Storia in pillole.

Siamo nati nel 2006 in risposta a una appello di chirurghi di emergenza in Libano e a Gaza e abbiamo indagato, per quanto possibile, date le limitazioni poste dal governo a quel tempo, l’uso di armi nuove e inusuali.

Abbiamo anche collaborato con i colleghi in Iraq sulla questione dell’aumento dei difetti alla nascita a Falluja e della correlazione con la contaminazione da metalli pesanti.

Il nostro lavoro a Gaza è iniziato regolarmente nel 2009.

A Gaza NWRG ha svolto lo studio degli effetti a lungo termine sulla salute della popolazione, e in particolare sui neonati, di fattori fisici, chimici, biologici e psicologici che agiscono su un popolo che vive in un piccolo territorio, sottoposto a periodici bombardamenti, stress ambientale continuo e condizioni di vita drammaticamente precarie.

NWRG ha pubblicato i risultati del lavoro di ricerca scientifica su riviste internazionali nel settore.

In primo luogo abbiamo dimostrato la presenza di metalli pesanti, tossici e cancerogeni, nelle armi utilizzate durante gli attacchi di “Piombo Fuso” nel 2008-09, e prima ancora, nel 2006.

Gli attacchi militari nel 2008-2009, 2012 e 2014 a Gaza non solo hanno causato nell’immediatezza migliaia di vittime e centinaia di persone con disabilità e la distruzione generalizzata di edifici, comprese molte strutture ospedaliere, ma hanno lasciato sostanze estremamente tossiche e stabili nell’ambiente.

Abbiamo dimostrato che questo determina un alto livello di contaminazione delle persone, più rischiosa per le donne in età riproduttiva.

La contaminazione dell’ambiente, unita ad un assedio sempre più grave che non ha permesso la riabilitazione delle strutture igieniche e delle strutture sanitarie compromesse, sono seri fattori di rischio per la salute riproduttiva.

Studiando l’impatto che questi contaminanti hanno sulla salute riproduttiva a Gaza, dove nascono ogni anno circa 60.000 bambini, abbiamo dimostrato che a Gaza c’è stato un forte aumento di nascite premature e di bambini con malformazioni (difetti alla nascita) a partire dal 2006.

Abbiamo anche dimostrato che la presenza di malformazioni è associata alla contaminazione con metalli pesanti dei neonati in utero.

Nei due anni dopo gli attacchi militari del 2014, la contaminazione delle donne è rimasta elevata come nella loro immediatezza, mostrando che il rischio continua ad essere molto alto per la salute dei neonati. Coerentemente la frequenza di nascite pretermine e con difetti alla nascita ha continuato a crescere sino al 2018. Nel 30% dei casi questi neonati muiono nel primo mese dalla nascita.

I diversi periodi di lavoro a Gaza sono stati condotti in collaborazione con il personale medico della Striscia, in particolare con quello di reparti pediatrici, maternità e terapia intensiva neonatale.

Nel 2017 l’associazione NWRG diventava NWRG-onlus.

Abbiamo diffuso nelle comunità mediche e scientifiche l’analisi sulla situazione di salute e contaminazione / sicurezza a Gaza, in collaborazione con i colleghi del mondo (“An open letter for the people in Gaza”, luglio 2014, The Lancet vol 384, No. 9941) e attraverso una decina di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali con revisori.

Qui di seguito le recenti attività

– Abbiamo inviato fondi per le emergenze sanitarie dall’aprile 2018, tramite l’associazione inglese Medical Aid for Palestinians, per sostenere i bisogni degli ospedali pieni di pazienti colpiti da Israele durante la Marcia del Ritorno. Lo abbiamo fatto con i fondi ottenuti attraverso un appello ad hoc per le esigenze mediche di emergenza.

– Abbiamo continuato le indagini scientifiche (e pubblicato i risultati) sulla contaminazione da detriti di armi, in collaborazione con gli ospedali Shifa, Taher, Al-Aqsa e Al Awda a Gaza, l’Università Islamica di Gaza, l’Università Alqsa di Gaza, l’Università di Napoli, Università di Tampere in Finlandia, il CNR di Pisa, la Bond University in Australia.

– Continuiamo a sviluppare dal 2011 con continuità metodologie e sorveglianza della salute alla nascita, nell’ospedale Shifa di Gaza.

Nel tempo abbiamo ricevuto fondi per la ricerca sulla salute riproduttiva dalla Cooperazione Italiana, da Interpal UK, dalla fondazione Jacob, ma la maggior parte dei nostri progetti è sostenuta da donazioni individuali, anche piccole.

-Nel 2012, sulla base dell’esperienza della situazione delle strutture sanitarie e la conoscenza delle carenze di strumentazione, soprattutto per la diagnostica, un gruppo di professori e ricercatori universitari ha lanciato il Progetto per i bambini di Gaza, che indirizza i suoi sforzi a sostegno delle esigenze di aggiornamento professionale e formazione all’estero e di fornitura di strumenti diagnostici in maternità e unità di terapia intensiva neonatale a Gaza. Ciò è stato fatto anche in collaborazione con l’associazione umanitaria Maniverso-onlus, Italia.

Questi partner sono ancora con noi.

– Abbiamo sostenuto (con borse di studio di 3 mesi) la formazione in Italia di neonatologi e pediatri di Gaza in collaborazione con l’ospedale pediatrico del Bambin Gesù a Roma. Nonostante numerosi tentativi non siamo riusciti a proseguire questo progetto sino a fine 2018 perché non siamo stati in grado di ottenere per i medici il permesso da parte di Israele o dell’Egitto di lasciare Gaza.

– Abbiamo emesso l’appello internazionale (luglio 2017 in collaborazione con l’associazione Cultura è Libertà “Gaza deve vivere per la vita di tutta la Palestina”, particolarmente rivolto all’Unione Europea per agire per fermare il blocco di Gaza (appello aperto che può essere sottoscritto su we4gaza.org)

Nel maggio 2018 abbiamo aggiunto sullo stesso sito una lettera “alla gente di Gaza che marcia per il ritorno”, e nel giugno 2018 abbiamo rinnovato l’appello sullo stesso sito, “we4Gaza, un anno dopo”, con aggiunte e analisi più approfondite. Questi appelli puossono essere ancora firmati online su we4gaza.org.

-Dal 2018 abbiamo affiancato l’European Coordination of Committees and Associations for Palestine (ECCP) nelle iniziative di lobbying per invitare il Parlamento europeo ad assumere le responsabilità dettate dalle stesse motivazioni fondanti dell’UE per la difesa dei diritti del popolo palestinese, rendendo disponibile la documentazione in occasione della sessione congiunta della Commissione per i diritti umani (DROI) e della Delegazione per i rapporti con la Palestina (DPAL) del 26 aprile 2018 e abbiamo supportato l’eurodeputato italiano Sergio Cofferati (membro DPAL) nella preparazione di interrogazioni scritte alla Commissione Europea sulla situazione a Gaza e gli impegni dell’UE.

– Lo scorzo autunno abbiamo mandato un terzo ecografo alla Maternità dell’ospedale Taheer, a Rafah.

Marcia del ritorno:
1.400 palestinesi a rischio disabilità

Oltre 1.400 palestinesi potrebbero restare disabili a causa delle ferite subite nel corso delle manifestazioni della “grande marcia del ritorno”. Lo riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità, precisando che tra il 30 marzo e il 30 giugno sono stati 15.501 i palestinesi feriti dalle forze israeliani. Di questi 8.221 sono stati ricoverati in ospedale. E tra questi ultimi il 63% ha subito ferite agli arti, mentre circa la metà è stata colpita da armi da fuoco.

Leggi il rapporto qui: https://www.ochaopt.org/content/addressing-rehabilitation-needs-palestinians-seriously-injured-during-gaza-demonstrations

Rapporto annuale di attività

Come sempre a fine giugno, facciamo un rapporto del lavoro svolto nel corso dell’ultimo anno.

Come sempre abbiamo trovato una sponda di collaborazione con Maniverso.onlus e con l’appello per i bambini di Gaza, nel dettaglio illustrati di seguito.

Nonostante la situazione a Gaza sia peggiorata sensibilmente ed inesorabilmente nelle sue parti strutturali, come l’economia e la mancanza di lavoro, la mancanza di energia e di medicine, abbiamo lavorato con i nostri incredibilmente positivi colleghi, il team di 12 ostetriche, il tecnico informatico ed i medici pediatrici e delle maternità, il responsabile delle risorse umane del Ministero della Salute che ha valutato e facilitato il lavoro negli Ospedali: a tutti va il nostro grazie per la collaborazione e la nostra ammirazione.

Scarica il rapporto completo delle attività Nwrg

Incontro al Parlamento europeo

European Parliament

Delegation for relations with Palestine
Subcommittee on Human Rights

Exchange of views on the human rights situation in the Gaza Strip

Thursday 26 April 2018, 14.00 – 16.00, ASP 3G3

Draft Programme

Opening remarks by:

Pier Antonio Panzeri, Chair of the Subcommittee on Human Rights (DROI)

Neoklis Stylikiotis, Chair of the Delegation for relations with Palestine (DPAL)

Speakers:

Matthias Burchard

Director, UNRWA Representative Office to the European Union

Pierre-Richard Prosper, Former US State Department Ambassador at large for war crimes issues (TBC)

Prof John Dugard, Former Special Rapporteur on the Situation of Human Rights in the Occupied Palestinian Territory, Emeritus Professor of Law, University of Leiden, UK

Dr Aimee Shalan, Medical Aid for Palestinians, London

Col Desmond Travers, Member of the United Nations Fact Finding Mission on the Gaza Conflict and was co-author of the Goldstone Report. Travers is a retired Colonel of the Irish Army. He served in various UN and EU peace missions in the Balkans and in the Middle East. He is currently Vice-President of the Institute for International Criminal Investigations. IICI is devoted to training and related support resources in the investigation of war crime and genocide

Mahmoud Abu Rahma, Al Mezan Center for Human Rights, Gaza Strip

Q & A with MEPs

Concluding remarks by the DROI Chair and the DPAL Chair

The exchange of views can be followed online:

http://www.europarl.europa.eu/activities/committees/homeCom.do?language=EN&body=DROI

Registration to the meeting please mail: Full Name/Date of Birth/Nationality/Passport or ID-number

to dpal@ep.europa.eu

 

 

Scarica il programma

Emergenza Gaza, 1° contributo versato

EMERGENZA GAZA
Primo contributo versato a Medical Aid for Palestine
Oggi 17 Aprile abbiamo inviato i primo 3.000 euro ricevuti in donazione e altri 1.000 ci sono stati promessi per essere spediti domani.

Serviranno alla contribuire alla consegna rapida quanto manca per fronteggiare la emergenza creata dalla necessità di interventi e cura del gran numero di feriti già ricoverati.

Grazie a tutti i donatori

Gaza deve vivere per la vita di tutta la Palestina – Appello per una campagna internazionale

La vita della popolazione di Gaza è seriamente messa in pericolo e noi, cittadini/e del mondo, associazioni, gruppi, non credenti e credenti di fedi diverse, sentiamo la responsabilità di agire laddove le Risoluzioni hanno fallito, e porre all’attenzione internazionale questo lento genocidio.
Prima di tutto il nostro sguardo si appunta sull’assedio, imposto dalle Autorità israeliane e attivamente sostenuto dal Governo Egiziano. Con un concorso di colpa anche di quei loro alleati che, in modo attivo o passivo, persistono nel privare la popolazione di Gaza dei diritti umani, dì rifornimenti essenziali, di medicine, di trattamento del sistema
fognario, di acqua potabile ed elettricità, di libertà di movimento.

Non si tratta di una catastrofe naturale, ma prodotta dall’uomo.
Il lento strangolamento di Gaza mette in luce non solo il sacrificio di quella popolazione civile, ma mette in gioco anche le nozioni di autonomia, libertà, in quanto diritti universali e la sopravvivenza stessa della Palestina.
Come cittadini/e del mondo, la nostra responsabilità e il nostro interesse nei confronti del popolo di Gaza è chiedere la sua liberazione, passo essenziale per la liberazione e la conservazione della Palestina.
Alla domanda di coloro che chiedono “Ma chi ci guadagna dalla sopravvivenza di Gaza?” le risposte sono ovvie: i quasi due milioni di esseri umani che vivono a Gaza, e i tre milioni di esseri umani che vivono in Cisgiordania e a Gerusalemme.

Gaza è sotto assedio da 10 anni. L’accordo per il cessate il fuoco del 2014 tra il Governo di Gaza e diverse fazioni palestinesi e le Autorità israeliane, comprendeva negoziati per aprire le frontiere di terra e fornire un porto di mare, in modo tale da alleggerire l’assedio.

Nei tre anni successivi, con rare eccezioni di qualche atto irresponsabile, Gaza per parte sua ha onorato l’accordo. Ma non è avvenuto lo stesso da parte di Israele: attacchi di bassa intensità, dalla terra, dal mare e dall’aria quasi quotidiani e uccisioni di almeno 30 abitanti di Gaza, tra cui pescatori. E le Autorità egiziane, invece di mettere in pratica l’accordo da loro favorito, hanno stretto l’assedio e aumentato la sofferenza, bombardando e allagando tunnel e mettendo in pratica una quasi totale chiusura della loro frontiera con Gaza, l’unico punto di transito alternativo per persone, cibo,
medicine e molti rifornimenti civili la cui entrata non è permessa dal confine israeliano.

Israele non ha rispettato nemmeno gli accordi elaborati con le Nazioni Unite per l’entrata dei materiali da costruzione per ricostruire le migliaia di case distrutte dalle sue ultime aggressioni militari. Si contano ormai centinaia di morti per mancanza di medicine, di cure come radioterapia e chemioterapia, per mancanza di strumenti per la diagnostica e la cura, e aumenteranno inevitabilmente per l’inquinamento ambientale, la povertà e la conseguente malnutrizione dei settori più fragili della popolazione, in particolare i bambini. La carenza di elettricità, carburante, la mancanza di fognature e di acqua potabile è insostenibile e insopportabile, e incide sulla salute pubblica. Il crollo delle attività produttive e commerciali causa oltre il 40% di disoccupazione, con la conseguente disperazione di una popolazione per lo più giovane.

L’Unione Europea, attualmente silenziosa, non è stata neanche in grado di mantenere i suoi impegni preesistenti. Ancor più chiaro il suo fallimento nel tenere aperto il passaggio di Rafah secondo il meccanismo ancora attivo EUBAM.

Analogamente è stato abbandonato un progetto approvato per un porto a Gaza. Entrambi questi impegni erano contenuti negli accordi 2014 per la cessazione delle ostilità. Le Nazioni Unite hanno fallito nell’emanazione delle loro tante Risoluzioni, in quanto Israele non ne ha mai rispettata
nessuna, senza per questo subire sanzioni. Anche i recenti appelli del Palestinian Human Rights Organisations Council (PHROC), dei Physicians for human rights, la denuncia di Gisha e le tante denunce che si susseguono, ci sollecitano a sviluppare una campagna internazionale per Gaza, non solo con richieste sull’emergenza, ma presentando una lista di bisogni strutturali da soddisfare. La lista degli interventi è lunga – perché l’inazione di fronte alle tante violazioni dei diritti umani è stata ancora più lunga. E crescerà, se non interviene un cambiamento. Ma il tempo per agire è breve se si vuole che le decisioni siano efficaci.

I diritti alla salute e alla vita possono essere garantiti solo da un sistema sanitario pienamente funzionante, dalla fornitura di infrastrutture essenziali, da una economia che funzioni. Sono condizioni che, secondo il Diritto Umanitario internazionale dovrebbero essere fornite dalle autorità occupanti, ma in mancanza di scadenze vincolanti e senza
sanzioni il Diritto umanitario internazionale è stato disprezzato e violato troppo a lungo, fino ad essere reso “inutile”.

Adesso il tempo è scaduto. Mentre si concerta un piano integrato per la messa a disposizione di strumenti e si fanno i primi passi per una pressione
internazionale sulle Autorità israeliane affinché adempiano alle loro responsabilità e obblighi derivanti dal Diritto internazionale, è necessario essere pronti a rispondere direttamente ai bisogni fondamentali del popolo palestinese e farlo in un quadro di indipendenza dal chi queste necessità nega, mantenendo l’assedio.

Dunque chiediamo alla Comunità internazionale degli Stati, alla Unione Europea e alle Nazioni Unite di agire immediatamente e per un piano di azione a lungo termine. Ci sono già fondi congelati e progetti per rispondere a molte di queste richieste.

– Fornitura immediata e stabile di medicine, presidi medico chirurgici, strumentazione medica e sue componenti, per ripristinare molto rapidamente quanto manca per provvedere alla salute e garantirne il mantenimento.
– Immediata disposizione di una linea stabile di fornitura di carburante per generare energia e nuovi cavi per coprire le necessità, mentre a Gaza si ricostruisce un secondo impianto di produzione
– Apertura immediata e stabile 24/7 del passaggio di Rafah attraverso EUBAM.
-Impianti di desalinizzazione costruiti secondo le tecniche e le misure adeguate a provvedere acqua potabile per l’intera comunità.
– Costruzione del porto e nel frattempo attivazione temporanea di un servizio di piccoli battelli per passeggeri e piccoli carichi, con la terra più vicina, Cipro.
– Fornitura di impianti di energia solare per tutte le strutture ospedaliere che servono più di 500 pazienti al mese e ai dipartimenti per cure specialistiche avanzate indipendentemente dal numero di pazienti e, nel frattempo, fornitura temporanea di carburante per coprire le necessità dai generatori esistenti.
– Fornitura di cemento ed altri materiali necessari per la ricostruzione delle abitazioni, già accertate da Nazioni Unite e UNRWA.
– Ricostruzione ed espansione, come necessaria, del distrutto sistema fognario.
– Costruzione di servizi e impianti di riciclaggio e smaltimento dei rifiuti
– Garantire accesso indipendente alla comunicazione satellitare e telefonica
– Garantire la possibilità di produrre e utilizzare prodotti locali per scambi economici con l’estero, per la compravendita di prodotti per il consumo sul mercato libero Se si verificano queste condizioni il lavoro potrà ricominciare e anche il settore dell’istruzione migliorerà, a Gaza
tornerà la circolazione di beni e danaro, e i giovani potranno avere un futuro.

Non è più accettabile il lento genocidio imposto al popolo di Gaza.
La libertà di vivere del popolo di Gaza è la sola sana leva per un processo democratico in Palestina e per la autodeterminazione del suo popolo.
Dunque è anche il solo piano realistico per la pace. Agire adesso!

Iniziato l’11 Luglio, 2017 da
Appello per i Bambini di Gaza, Genova, Italia
Cultura e Libertà, una campagna per la Palestina, Italia
NWRG, onlus, Italia
Contatto: wexgaza@gmail.com