L’attività di NWRG-Onlus

Missione e azioni di NWRG-Onlus, in pillole

Il nostro gruppo, NewWeapons Research Group (NWRG), è stato fondato nel 2006 per studiare scientificamente l’impatto della guerra e dei residui bellici sulla salute delle persone che sono state prese di mira con la nuova generazione di armi (per la maggior parte prodotte negli Stati Uniti e in Israele) che vengono utilizzate dall’inizio del 21 secolo.

Il nucleo del gruppo è composto da scienziati e lavora sempre in stretta collaborazione con professionisti delle comunità mediche e scientifiche locali ed internazionali.

Abbiamo iniziato il nostro lavoro affermando che ci collochiamo dall’altra parte delle armi, quella del bersaglio, e lavoriamo per identificare e rimediare ai danni inflitti alle persone.

La nostra politica è di pubblicare i risultati del nostro lavoro di ricerca su riviste scientifiche internazionali con referee. Questi sono quindi disponibili per qualsiasi uso / reclamo appropriato.

Storia in pillole.

Siamo nati nel 2006 in risposta a una appello di chirurghi di emergenza in Libano e a Gaza e abbiamo indagato, per quanto possibile, date le limitazioni poste dal governo a quel tempo, l’uso di armi nuove e inusuali.

Abbiamo anche collaborato con i colleghi in Iraq sulla questione dell’aumento dei difetti alla nascita a Falluja e della correlazione con la contaminazione da metalli pesanti.

Il nostro lavoro a Gaza è iniziato regolarmente nel 2009.

A Gaza NWRG ha svolto lo studio degli effetti a lungo termine sulla salute della popolazione, e in particolare sui neonati, di fattori fisici, chimici, biologici e psicologici che agiscono su un popolo che vive in un piccolo territorio, sottoposto a periodici bombardamenti, stress ambientale continuo e condizioni di vita drammaticamente precarie.

NWRG ha pubblicato i risultati del lavoro di ricerca scientifica su riviste internazionali nel settore.

In primo luogo abbiamo dimostrato la presenza di metalli pesanti, tossici e cancerogeni, nelle armi utilizzate durante gli attacchi di “Piombo Fuso” nel 2008-09, e prima ancora, nel 2006.

Gli attacchi militari nel 2008-2009, 2012 e 2014 a Gaza non solo hanno causato nell’immediatezza migliaia di vittime e centinaia di persone con disabilità e la distruzione generalizzata di edifici, comprese molte strutture ospedaliere, ma hanno lasciato sostanze estremamente tossiche e stabili nell’ambiente.

Abbiamo dimostrato che questo determina un alto livello di contaminazione delle persone, più rischiosa per le donne in età riproduttiva.

La contaminazione dell’ambiente, unita ad un assedio sempre più grave che non ha permesso la riabilitazione delle strutture igieniche e delle strutture sanitarie compromesse, sono seri fattori di rischio per la salute riproduttiva.

Studiando l’impatto che questi contaminanti hanno sulla salute riproduttiva a Gaza, dove nascono ogni anno circa 60.000 bambini, abbiamo dimostrato che a Gaza c’è stato un forte aumento di nascite premature e di bambini con malformazioni (difetti alla nascita) a partire dal 2006.

Abbiamo anche dimostrato che la presenza di malformazioni è associata alla contaminazione con metalli pesanti dei neonati in utero.

Nei due anni dopo gli attacchi militari del 2014, la contaminazione delle donne è rimasta elevata come nella loro immediatezza, mostrando che il rischio continua ad essere molto alto per la salute dei neonati. Coerentemente la frequenza di nascite pretermine e con difetti alla nascita ha continuato a crescere sino al 2018. Nel 30% dei casi questi neonati muiono nel primo mese dalla nascita.

I diversi periodi di lavoro a Gaza sono stati condotti in collaborazione con il personale medico della Striscia, in particolare con quello di reparti pediatrici, maternità e terapia intensiva neonatale.

Nel 2017 l’associazione NWRG diventava NWRG-onlus.

Abbiamo diffuso nelle comunità mediche e scientifiche l’analisi sulla situazione di salute e contaminazione / sicurezza a Gaza, in collaborazione con i colleghi del mondo (“An open letter for the people in Gaza”, luglio 2014, The Lancet vol 384, No. 9941) e attraverso una decina di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali con revisori.

Qui di seguito le recenti attività

– Abbiamo inviato fondi per le emergenze sanitarie dall’aprile 2018, tramite l’associazione inglese Medical Aid for Palestinians, per sostenere i bisogni degli ospedali pieni di pazienti colpiti da Israele durante la Marcia del Ritorno. Lo abbiamo fatto con i fondi ottenuti attraverso un appello ad hoc per le esigenze mediche di emergenza.

– Abbiamo continuato le indagini scientifiche (e pubblicato i risultati) sulla contaminazione da detriti di armi, in collaborazione con gli ospedali Shifa, Taher, Al-Aqsa e Al Awda a Gaza, l’Università Islamica di Gaza, l’Università Alqsa di Gaza, l’Università di Napoli, Università di Tampere in Finlandia, il CNR di Pisa, la Bond University in Australia.

– Continuiamo a sviluppare dal 2011 con continuità metodologie e sorveglianza della salute alla nascita, nell’ospedale Shifa di Gaza.

Nel tempo abbiamo ricevuto fondi per la ricerca sulla salute riproduttiva dalla Cooperazione Italiana, da Interpal UK, dalla fondazione Jacob, ma la maggior parte dei nostri progetti è sostenuta da donazioni individuali, anche piccole.

-Nel 2012, sulla base dell’esperienza della situazione delle strutture sanitarie e la conoscenza delle carenze di strumentazione, soprattutto per la diagnostica, un gruppo di professori e ricercatori universitari ha lanciato il Progetto per i bambini di Gaza, che indirizza i suoi sforzi a sostegno delle esigenze di aggiornamento professionale e formazione all’estero e di fornitura di strumenti diagnostici in maternità e unità di terapia intensiva neonatale a Gaza. Ciò è stato fatto anche in collaborazione con l’associazione umanitaria Maniverso-onlus, Italia.

Questi partner sono ancora con noi.

– Abbiamo sostenuto (con borse di studio di 3 mesi) la formazione in Italia di neonatologi e pediatri di Gaza in collaborazione con l’ospedale pediatrico del Bambin Gesù a Roma. Nonostante numerosi tentativi non siamo riusciti a proseguire questo progetto sino a fine 2018 perché non siamo stati in grado di ottenere per i medici il permesso da parte di Israele o dell’Egitto di lasciare Gaza.

– Abbiamo emesso l’appello internazionale (luglio 2017 in collaborazione con l’associazione Cultura è Libertà “Gaza deve vivere per la vita di tutta la Palestina”, particolarmente rivolto all’Unione Europea per agire per fermare il blocco di Gaza (appello aperto che può essere sottoscritto su we4gaza.org)

Nel maggio 2018 abbiamo aggiunto sullo stesso sito una lettera “alla gente di Gaza che marcia per il ritorno”, e nel giugno 2018 abbiamo rinnovato l’appello sullo stesso sito, “we4Gaza, un anno dopo”, con aggiunte e analisi più approfondite. Questi appelli puossono essere ancora firmati online su we4gaza.org.

-Dal 2018 abbiamo affiancato l’European Coordination of Committees and Associations for Palestine (ECCP) nelle iniziative di lobbying per invitare il Parlamento europeo ad assumere le responsabilità dettate dalle stesse motivazioni fondanti dell’UE per la difesa dei diritti del popolo palestinese, rendendo disponibile la documentazione in occasione della sessione congiunta della Commissione per i diritti umani (DROI) e della Delegazione per i rapporti con la Palestina (DPAL) del 26 aprile 2018 e abbiamo supportato l’eurodeputato italiano Sergio Cofferati (membro DPAL) nella preparazione di interrogazioni scritte alla Commissione Europea sulla situazione a Gaza e gli impegni dell’UE.

– Lo scorzo autunno abbiamo mandato un terzo ecografo alla Maternità dell’ospedale Taheer, a Rafah.

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